mercoledì 16 dicembre 2009

Studio Visit_Emmanuele De Ruvo














‘Napoli:x x0   =Lautrémont:bello come l’incontro casuale di una macchina da cucire e d’un ombrello su di un tavolo da dissezione’, courtesy dell'artista


« [...]beau comme la rétractilité des serres des oiseaux rapaces ; ou encore, comme l'incertitude des mouvements musculaires dans les plaies des parties molles de la région cervicale postérieure ; [...] et surtout, comme la rencontre fortuite sur une table de dissection d'une machine à coudre et d'un parapluie !  »

I Canti di Maldoror, Conte di Lautréamont
Le sculture di Emmanuele De Ruvo (Napoli, 1983) divertono e destabilizzano. L’artista, che vive e lavora a Napoli, ha elaborato una ricerca di matrice surrealista che unisce studi di tipo fisico meccanico, arte, filosofia, politica ed economia. Il compimento di questo sistema complesso di saperi, mescolati e uniti come in una teoria magica, è l’equilibrio fragile dei ‘ready-made’. Nella serie ‘Destrutturazioni’, sono oggetti come sedie e lattine in bilico sul bordo o su una gamba, fuori dall’ordinario stato di stabilità. 
I suoi lavori saranno presentati domenica 20 fino al 30 dicembre 2009, a Largo Baracche, in occasione della collettiva  ‘The Wall’, con le opere di  Mary Cinque, Corrado LaMattina e Elpidio Ziello, a cura di Mariano Ipri, Giuseppe Ruffo e Pietro Tatafiore, ispirata al 20ennale della caduta del muro di Berlino. (Per info: +39 3933641664).
‘Napoli:x x0   =Lautrémont:bello come l’incontro casuale di una macchina da cucire e d’un ombrello su di un tavolo da dissezione’ è una installazione esposta durante la collettiva “Nuova Immagine Napoletana” all’Accademia di Belle Arti di Napoli, nel 2008. La scultura consiste in un susseguirsi di sedie, bianche e nere, suddivise in due gruppi, l’uno di fronte all’altro. Le sedie si mantengono in equilibrio tra loro e producono un dinamismo continuo. La struttura trasmette un movimento malgrado la sua precaria stabilità. L’installazione comincia dalle pareti della Galleria e simile ad un ponte sconquassato che collega due dimensioni differenti. Nello spazio che divide le sedie nere da quelle bianche si insinuano,  uno scheletro e un libro,  l’uno di fronte all’altro.
In bilico sul teschio c’è un cero nero che durante l’inaugurazione della mostra, acceso, ha bruciato per contare le ore. Lentamente la cera si è sciolta, colando dalla cima della scultura sul pavimento. L’installazione si sosteneva da sola senza bisogno di interventi estranei secondo il criterio delle curve di flessione con due cerniere di base.
L’opera appartiene alla serie “Rappresentazioni dinamiche dello 0”, sculture che si basano sulla capacità di creare un equilibrio insolito attraverso le infinite possibilità generate dalla combinazione divari oggetti e elementi, mediante appoggi e vincoli. 
Lo 0 è l’assenza di movimento raggiunta attraverso un circuito chiuso di forze in perfetta contrapposizione. Un organismo che si tiene in vita da solo, autonomo. Fino a quando non interviene una forza esterna a modificare l’equilibrio descritto. Lo scheletro è allo stesso tempo emblema della morte e desiderio di immortalità: la rappresentazione della corsa contro il tempo dell’essere umano per lasciare una traccia, un ricordo, la memoria di sé oltre la vita attraverso l’elevazione spirituale, l’arte, la cultura. Il libro è il luogo da cui attingere per perseguire questa elevazione.
Emmanuele De Ruvo utilizza la fisica e la meccanica come una metafora della condizione di esistenza e di vita. Le teorie scientifiche riflettono le dinamiche socio-culturali dei nostri giorni per analizzare in fondo le dinamiche che le rendono tale. Il controllo e il potere derivano dalla capacità di esercitare una determinata forza. La stabilità acquisita deriva dalla possibilità di mantenere questa forza.
La ricerca di De Ruvo è rivolta alla possibilità di analizzare i modi che una determinata forza trova per eludere le condizioni di equilibrio ordinario di un determinato oggetto e di produrre un universo con le sue leggi fisiche e articolato su diversi livelli in cui confluiscono teorie scientifiche e culturali oltre che estetiche, basate sulla sperimentazione incessante e la ricerca di una stabilità. Combinazioni imprevedibili ad uno sguardo ingenuo, nascondono al contrario una razionalità estrema. Ogni cosa è esattamente lì dove deve essere anche se sembra una coincidenza. Anche se l’equilibrio è destinato a crollare, prima o poi e a cercare una nuova stabilità.

Allego di seguito un testo scritto dall’artista.















'S=0litudine', courtesy dell'artista

Meccanica del Pensiero_ Emmanuele De Ruvo
Le “Rappresentazioni dinamiche dello 0” equivalgono alla trasmigrazione psichica di un contenuto psichico sostanziale inerente ai gradi di libertà, in materia. Azione e condizione fondamentale per la rappresentazione dinamica dello 0. Quindi non può esistere corretta struttura se la mente non è totalmente conscia e padrona delle condizioni che la caratterizzano. La creazione equilibrista prevede l’amore per il bilico, la paura per il cedimento strutturale, lo scontro con l’ignoto, la ricerca del baricentro, la consapevolezza dell’effimero il terrore del valico e la devozione verso l’ultimo baratro.
Il mio percorso evoluzionistico di ricerca artistica, sul versante tecnico fisico e fisiologico è basato sulla materia e la percezione di essa, nelle sue peculiarità visive, tattili, fisiche e sensoriali.
Il risvolto  concettuale è diversamente indirizzato ad indagare smascherare e a denunciare, i “sistemi di controllo” della società contemporanea e la conseguente creazione e imposizione del limite.
L’accentramento di potere e di grandi capitali, nelle mani di pochi, fa si che l’equilibrio strutturale della società venga delineato da pochi punti di forza, proprio come architettonicamente centinaia di tonnellate di ferro e cemento vengono tenute in piedi da fondamenta e una piccola percentuale (in termini numerici e volumetrici) di pilastri.
La larga diffusione su scala mondiale dei mass-media, i sistemi di controllo si sono serviti sempre più spietatamente di un nuovo linguaggio e di una nuova estetica, per una odierna psicologia delle masse.
Il bombardamento mediatico appositamente studiato da psicologi al servizio dello stato schiavo delle multinazionali è volto a farci sentire piccoli inutili e insoddisfatti, nell’era del consumismo di massa, nel quale l’immagine consigliata, attraverso messaggi inconsci e subliminali è : “avere per essere”, il che è inversamente proporzionale all’elevazione spirituale dell’uomo, dello spirito creativo e dinamico dell’essere umano.
Il popolo, la massa deve essere ignorante perché possa essere inoffensiva nei confronti del potere. Sistemi di controllo come la politica, la religione, lo statalismo, ma soprattutto le società segrete, ci offrono incessantemente lo show della realtà, una realtà premeditata, la maschera con la quale ci somministrano una distorsione euforica del reale, che ci faccia assorbire  passivamente il loro potere decisionale, a scapito della sovranità individuale della libertà e della vita stessa dell’essere umano.
La semplice imposizione mediatica di canoni estetici, etici e morali, crea sulle menti influenzabili complessi individuali crescenti e devastanti che causano nel soggetto una posizione di inaccettabilità all’interno della società, facendo dimenticare che la società stessa è fatta di persone comuni. La struttura verticistica dei mezzi di controllo crea forze enormi,  devastanti, che influenzano pesantemente la struttura della società, tenendo le redini di un tacito equilibrio precario che ha funzione nel momento, quando equivale a zero, e stabilisce il limite fra l’individuo e la società. Il bilico sul quale le sorti dell’uomo camminano è il certificato di memoria delle fragilità umane, (l’arte non può non essere a misura d’uomo) e  per tanto, tutto ciò che accade, è necessario, ma ancor più necessario è descrivere le condizioni dell’accadere.
Quindi, perché l’equilibrio abbia origine, l’animo o la struttura che esso maschera o rappresenta, deve essere nella condizione di rimanere “fermo” (v=0/w=0) sotto l’evoluzione di un sistema dinamico di forze e di emozioni. L’istante in divenire del nero più denso e del silenzio più assoluto, perché tali rimangono gli spazi che non ci sforziamo di capire, spazi in cui spadroneggiano solo lugubri scricchiolii provocati dal cedimento strutturale dei materiali e quindi dell’uomo stesso. Bisogna acquisire la perpendicolare e il rapporto fra i segmenti che la compongono, fra il cammino e l’elevazione spirituale e fondersi nell’esistenza e nel fulcro, accettando empiricamente che la struttura è solo il sistema attraverso il quale si giunge o si cerca di giungere all’equilibrio.
Trova asilo in questa riflessione la mia attuale produzione che si riserva pertanto di essere contraddittoria, libera a prescindere, nella stabilità e nell’oltrepasso del baricentro, in tutte le sue forme e con ogni mezzo estetico artistico tecnico e tecnologico, di sviscerarne il caso e la casualità, la causa ed il suo immancabile effetto. La soglia del limite entro il quale incombe il “momento”, è l’annullamento delle forze, l’unico dare e avere di egual misura, il solo attimo in cui l’uomo non si carica più del suo pesante egoistico orgoglio e del suo rispettivo contrappeso.





Emmanuele De Ruvo

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