venerdì 29 dicembre 2017

Daniele Milvio BRACHE @ Supportico Lopez, Berlin

Daniele Milvio, Brache, Installation view at Supportico Lopez, Berlin, 2017


La mostra Brache di Daniele Milvio da Supportico Lopez, a Berlino ( fino al 27 Gennaio 2018),
ha qualcosa dell’illusione di un mago di strada. E infondo il lavoro dell’artista non è mai
stato lontano dall’uso di un codice che appartiene alla letteratura. Schifanoia, Cacafoco, Leggi
e Credi sono alcun i dei titoli di sue mostre precedenti. Ma quello che accade a Supportico Lopez
è leggermente diverso.
Brache fa venire in mente una serie di modi di dire. Le ‘brache’ in italiano sono i pantaloni: la
parola è associata al modo di dire ‘calare le brache’, a ‘brache calate’, che richiama il sentirsi
nudi, esposti, disarmati. Ma in tedesco Brache vuol dire Incolto, non-coltivato, selvaggio.
La mostra dimostra un momento critico e coraggioso rispetto percorso artistico dell’artista,
che investe anche un lato privato della sua vita.
L’artista insiste sull’idea come chiara e confusa e contemporaneamente distinta e oscura, secondo
la teoria Leibniziana ripresa da Gilles Deleuze in Differenza e Ripetizione.
Le opere sono esposti nella semi oscurità. Lungo la parete, di fronte all’ingresso, sono mostrate
una serie di tabelloni su cui sono affissi dei fogli. Questi collages sono fatti con documenti di
varia provenienza, carte intestate di avvocati, compagnie di assicurazione, esposti di carabinieri etc.
Tutto è ulteriormente scritto, segnato, dalla grafia inintelligibile di Daniele Milvio.
In fondo alla stanza, la cosa che forse mi è piaciuta di più, due lampioni in bronzo realizzati con
un mappamondo attaccata su steli lunghissimi e decorati, attaccati su una base fatta da una
campana. Vederli é stato  come riconoscere un oggetto in sogno.
Sulla parete che si apre ad arco verso la stanza più piccola, sono installati una serie di
disegni, maschere infernali colorate, che portano i nomi di vari personaggi: un
batticazziere, l’incensurato, l’iscaiuolo, Er Più, È un ragazzo sensibbile, Faina etc.
Nella stanza più piccola un altro mappamondo e un ultimo pannello con alcuni fogli scritti ed
un disegno di tre carabinieri. Questi carabinieri con il tipico cappello a forma di barca
potrebbero essere gli stessi che hanno catturato Pinocchio, il burattino di Collodi che nel sogno
di diventare ‘un bambino vero’, dal cuore selvaggio, sovverte tutte le regole.
Proprio come la serie di disegni e grafismi, che richiamano l'associazionismo libero, la
scrittura automatica surrealista e la poesia visiva, raccolti da quando Milvio era un bambino fino
ad oggi e inscritti su fogli bianchi o già ‘segnati’ da esperienze reali di vita dell’artista.
Daniele Milvio costruisce nella mostra una fede inestricabile tra vita e arte che può assimilabile ad
un opera di traduzione costante tra immagini e parole reali e sogni.
Il gioco di parole, che da il titolo alla mostra ricorda il rapporto continuo tra la parola e
l’immagine. Proprio come nella magia. La traccia da cui partire è il comunicato stampa della
mostra scritto in inglese e tedesco che é una lettera di Daniele Milvio a Stefania Palumbo e
Gigiotto Del Vecchio. fondatori e curatori di Supportico Lopez.
Nella lettera Milvio scrive che i suoi disegni/grafismi sono illeggibili e questo non ha nulla a
che vedere con il fatto che la mostra ha luogo in Germania.
Invece, secondo me, è proprio questo il punto. La sua scrittura, incomprensibile, se non alla
sua stretta cerchia, i suoi disegni di maschere infernali, esorcizzano proprio il sentirsi
‘fuori posto’ della deterritorializzazione.
Sarebbe inutile pensare di potere decifrare questi segni. Non c’è nessuna volontá di rivelare e
di analizzare. Daniele Milvio non regredisce alla ricerca di una misteriosa identità e
tantomeno ricerca l’oggetto perduto. Sarebbe inutile ed ha ragione.
Però guarda alla radice di un percorso di vita, che lo ha condotto fino a questo punto. Infondo,
anche questa volta, Daniele Milvio gioca con l’idea della fine, o meglio del tempo come punto
di inizio e di fine.

Il torrente di parole intraducibili cosí ricontestualizzate nella mostra non vogliono chiudere
il visitatore in un orizzonte definito, metterlo all’angolo in un gioco di specchi e riflessioni, ma
al contrario, aprire molteplici possibilità con segni,maschere, parole incomprensibili.

Daniele Milvio, Brache, Installation view at Supportico Lopez, Berlin, 2017


Daniele Milvio, Brache, Installation view at Supportico Lopez, Berlin, 2017


Daniele Milvio, Brache, Installation view at Supportico Lopez, Berlin, 2017


Daniele Milvio, Brache, Installation view at Supportico Lopez, Berlin, 2017


Daniele Milvio, Brache, Installation view at Supportico Lopez, Berlin, 2017

The opening of Daniele Milvio, Brache, Supportico Lopez, Berlin, 2017 

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