sabato 23 dicembre 2017

ANN VERONICA JANSSENS Ich rede zu Dir wie Kinder reden in der Nacht @ ESTHER SCHIPPER, Berlin / November 4 – December 16, 2017


Ann Veronica Janssens, Ich rede zu Dir wie Kinder reden in der Nacht, Installation view, Courtesy Esther Schipper, Berlin

L’installazione site specific Ich rede zu Dir wie Kinder reden in der Nacht ( Io sto parlando con te come i bambini parlano di notte) di Ann Veronica Janssens, che ho visitato a Novembre nella galleria Esther Schipper a Berlino, mi ha dato la possibilità di sentirmi  come una entitá indefinita, pura percezione. Era un invito a lasciarsi andare, a dissolversi nella luce.


L’opera si presenta come una stanza chiusa da una parete trasparente di plexiglass attraverso cui si intravede la luce colorata cambiare dal verde al rosa al giallo. Sulla parete trasparente una porta permette di accedere all’interno.
Fin dal primo istante  in cui si apre la porta una cappa di nebbia sottile leggermente colorata ottunde ogni possibilità percettiva. La prima impressione di ostruzione nel movimento è accentuata dal l’impossibilità di vedere.
La nebbia è un muro che malgrado l’ eterea consistenza, è pronto ad ingoiare e ad assorbire il visitatore avvolgendolo completamente. La sensazione di stordimento è accentuata dalla perdita delle coordinate spaziali e temporali. Tutto questo può essere sia estremamente piacevole ma anche terribile.

Una volta entrata nella stanza avvolta dalla nebbia mi ha colto un sentimento violento di angoscia. Anche se razionalmente sapevo che non mi sarebbe accaduto nulla; che non mi  sarei potuta perdere in quella stanza; che quello era solo vapore e sapone: io ho avuto paura.
Mi ha ricordato la prima volta che mi sono trovata in una tempesta di neve alle Svalbard.
Quando le tempeste sono molto forti l’aria diventa densa e grigia fino al punto da non potere vedere né  riconoscere quello che si ha davanti. In quel momento ho havuto la terribile sensazione di essere vulnerabile e sola.
Quando non si vede ciò che si ha di fronte l’unica cosa da fare e stare fermi e aspettare che passi.
Dentro l’installazione Ich rede zu Dir wie Kinder reden in der Nacht ho provato ad abituarmi a questa nuova condizione.
Ho provato a rilassarmi e a sentire la tranquillità di quei colori materializzarsi,. Ho respirato lentamente e profondamente. Ma nulla. Al contrario ho sentito una morsa stringersi nel mio stomaco e la sensazione che quella nebbia mi stesse soffocando.
C’era un solo pensiero nella mia mente: Elda,cerca una via d’uscita



Ann Veronica Janssens, Ich rede zu Dir wie Kinder reden in der Nacht, Installation view, Courtesy Esther Schipper, Berlin

Ann Veronica Janssens (1956, Folkestone, Gran Bretagna- vive e lavora a Brussels, Belgio)  lavora precisamente con la luce. Il suo lavoro è una sperimentazione continua, interminabile.
La sua ricerca è rivolta, attraverso l’uso di diversi media, alla nostra percezione che non è puramente un atto mentale, ma è sensuale, attraversa il nostro corpo che assorbe dall’esterno come una spugna. Nella mostra Ich rede zu Dir wie Kinder reden in der Nacht la fisicitá della installazione della Janssens é una sfida a oltrepassare i limiti dei parametri concettuali, visivi e sensoriali di percezione della realtà.
In una intervista la Janssens dice di essere interessata in situazioni di abbagliamento.
Nel suo lavoro il corpo stesso è immerso nella luce e allo stesso tempo è in grado di ri-produrre questa luce ‘mentalmente’. La luce infatti viene catturata dal nostro sguardo e persiste nella nostra mente. Per esempio, se guardiamo una fonte luminosa per un certo tempo e poi chiudiamo gli occhi, continuiamo a vedere questa luce pulsare di diversi colori.
Partendo da questi studi legati alle possibilitá visive e alle capacitá percettive, la ricerca di Ann Veronica Janssens insiste sulla immagine mentale e sull’effetto della luce su di noi. Le sue installazioni comportano l’uso di luce naturale, come nell’esperimento della ritenzione della luce con la vista, e anche l’utilizzo di luce artificiale.
Le proiezioni spesso creano le condizioni possibili della vista stessa: una sorta di esperimento ottico. Il proiettore è il punto di origine o punto di vista, la luce proiettata è l’oggetto. L’osservatore si trova ad essere in questa situazione l’elemento estraneo ed estraniante allo stesso tempo.
Le opere della Janssens mettono in discussione il modo in cui le nostre capacità sensoriali colgono la realtà e modificano le nostre immagini mentali, i pensieri e i nostri sentimenti e le emozioni relativi ad essa.

A questo punto mi chiedo esistono le emozioni senza di noi? È possibile che il mondo, fuori dalla nostra griglia percettiva, sia fatto solo di emozioni forti e colorate che aleggiano come una nebbia sottile? È possibile lasciarsi andare a queste emozioni fuori da questa griglia percettiva? Possiamo esistere anche senza di essa?

Per dare materialitá alla luce e ai colori Ann Veronica Janssens utilizza come elemento la nebbia e il vapore.
Questo elemento restituisce una certa voluminostá alle forme, ma è inafferrabile, come un fantasma, un simulacro. Camminando nella nebbia colorata anche l’osservatore diventa un’ombra.
In Ich rede zu Dir wie Kinder reden in der Nacht  e nelle installazioni con le stanze e la nebbia colorata, la Janssens insiste sulla categoria di spazio e su quanto possiamo spingere i limiti della nostra percezione.

E ancora mi chiedo, quanto tempo impieghiamo a perderci nella nebbia? quanto tempo impiegano i limiti della stanza che ci circonda, i nostri confini mentali, a dissolversi?


Ich rede zu Dir wie Kinder reden in der Nacht  sono parole del poeta Rainer Maria Rilke scritte in una lettera a Lou Andreas- Salomè.

La nebbia questo luogo senza spazio, dove ogni confine indietreggia, che ti confonde e fa perdere l'orientamento, il senso dello spazio e del tempo, può essere assimilato in un certo senso all’amore o ancora meglio, come per Rilke, alla scoperta dell’altro.

In questo perenne errare Rilke trovó il suo punto di approdo, la sicurezza assoluta in Lou. Lei era sempre. 



Ann Veronica Janssens, Ich rede zu Dir wie Kinder reden in der Nacht, Installation view, Courtesy Esther Schipper, Berlin

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