domenica 10 dicembre 2017

Julia de Cooker | Svalbard - An Arcticficial Life | KEHRER VERLAG


Julia de Cooker - Svalbard – An Arcticficial Life from Kehrer Verlag Heidelberg on Vimeo.

Julia de Cooker | Svalbard - An Arcticficial Life | KEHRER VERLAG



C'è’ un posto dove nessuno è autorizzato a nascere o a morire.
Julia de Cooker, Svalbard - An Arcticficial Life

La prima impressione che si ha quando si arriva alle Svalbard è di atterrare sulla luna. Le 
fotografie di Julia de Cooker comunicano questa proprio questa strana combinazione di 
estraniamento e solitudine.
Come scrive lei stessa nel testo racchiuso alla fine del libro Svalbard - An Arctictficial Life
- A questa latitudine, la societá delle Svalbard, con un quarto della sua popolazione che cambia
 ogni anno, è quasi fantascienza. La stranezza appare attraverso i più piccoli dettagli. La 
combinazione di elementi che non hanno niente a che vedere l'un con l'altro, o con il contesto 
naturale circostante, è avvincente. -
Il libro, pubblicato da Kehrer Verlag, nel 2017, è una raccolta di fotografie  che documentano 
uno stato d'animo piú che la storia di un luogo o delle persone che ci vivono.
La pallida luce straniante sul manto di neve che ricopre le montagne, il mare di ghiaccio, le 
ondate di vento, il freddo, la interminabile notte Artica sono solo alcune delle atmosfere che  
Julia de Cooker cattura con intensità e chiarezza. Proprio questa incredibile lucidità accostata 
alle strane circostanze e agli usi e costumi delle Svalbard rendono queste immagini quasi 
'surreali'.
L'artista ha realizzato questo progetto dal 2013 al 2016 ed ha esposto le fotografie in una mostra
 che si è tenuta nel marzo 2017 presso la Galleri Svalbard a Longyearbyen.
La raccolta presenta molte immagini che appartengono a gruppi diversi. Prima di tutto ci sono 
i paesaggi, coperti di neve, con le luci colorate delle aurore boreali che scivolano sulle 
montagne, che sembrano usciti da una favola.
In alcuni casi le diverse fotografie formano dei gruppi di due o tre immagini accostate l’una 
all’altra, per formare un unico paesaggio. Però questi gruppi non riproducono un particolare 
luogo reale, ma sono combinazioni di vedute diverse che in qualche modo si assomigliano e 
che l’artista ha ri-creato artificialmente.
Ci sono le vedute di Longyearbyen, il capoluogo norvegese e di Barentsburg, la città russa. 
Ci sono anche alcuni ritratti: una ragazza bionda, coperta da una pesante pelliccia di foca, è 
girata di tre quarti in sella ad un gatto delle nevi. Imbraccia il suo fucile, arma obbligatoria se 
si vuole uscire fuori dai confini della città, per difendersi dagli Orsi polari.
Un altro bel ritratto e’ quello di una ragazza che lavora al pub Karlsberg che da le spalle ad una 
parete su cui sono collezionate tantissime bottiglie di whiskey di ogni tipo.
C'è’ un gruppo di fotografie che mostrano in un dettaglio quanto la presenza umana in questi 
luoghi così remoti sia per certi versi assurda.
In una foto si vede una canoa alla deriva in un mare di neve. In un’altra c'è’ una limousine 
bianca persa tra le montagne. La bellezza formale delle immagini contrasta ironicamente con il 
contenuto di esse.
L’idea era di smascherare l’isola, di vederla per quella che è lontana dagli esotismi.
Ma e’ difficile resistere alla straordinaria bellezza e al fascino misterioso di questi luoghi viste 
attraverso queste fotografie e poi lasciarsi andare ad uno strano sentimento misto di ironia e 
nostalgia.


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