giovedì 7 dicembre 2017

Ed Atkins OLD FOOD @ Martin-Gropius-Bau, Berlin

 

Courtesy the artist, Galerie Isabella Bortolozzi, Berlin, Cabinet Gallery, London, Gavin Brown’s Enterprise, New York, Rome and dépendance, Brussel


La mostra di  Ed Atkins Old Food al Marti-Gropius-Bau presenta un paradosso.
Una serie di animazioni CGI  proiettate su alcuni schermi di grandi e medie dimensioni  sono 
installate insieme  ad un intero guardaroba di costumi teatrali dell'opera. Lungo il percorso 
espositivo si trovano dei pannelli su cui sono scritte delle didascalie che sembrano dare 
indicazioni sul senso della mostra.
I video mostrano dei personaggi animati: un infante, un ragazzino e un uomo adulto, questi 
ultimi due vestiti con costumi d’epoca, che piangono una sostanza gelatinosa che assomiglia 
piú a muco che a lacrime. Sul pannello iniziale é scritto che l'acqua é un elemento fondamentale
per la vita, che il corpo é fatto per la maggior parte di fluidi, che ha una sua densità, una sua 
pesantezza.
Sui monitor piú grandi si vedono l’interno di una casa in campagna, avvolta in un’atmosfera 
stranamente favolosa, una stanza bianca con un buco su una parete da cui passa una luce, 
l'esterno di una baracca in campagna con accanto un albero, un pianoforte e un ragazzo, vestito 
da paggio, che corre instancabile e ininterrottamente, quasi ridicola, intorno al pianoforte, 
uscendo e rientrando dalla schermata del video. Nell'ultima stanza i video mostrano una folla di
personaggi animati che corrono senza meta. In un angolo dello schermo c'é il logo di Facebook.
Tutti i video hanno un suono assordante.
Improvvisamente i personaggi che piangono lasciano lo schermo del video per ‘entrare’ nei 
film con le stanze vuote, sedersi al pianoforte e suonare, e fare altre cose...
Accanto ai film' gli abiti da scena sono ‘come dei fantasmi al contrario’ , citando uno dei testi 
scritto dall’artista su uno dei pannelli che descrive  un abitino da neonato appeso ad una 
stampella. I costumi hanno qualcosa di anacronistico soprattutto vicino alle animazioni digitali. 
Un'idea di 'ammuffito' pervade la mostra.
Su uno dei pannelli é scritto qualcosa che riguarda il perché del titolo, Old food, dove i 
protagonisti dei film sono animazioni: non subiscono il passaggio del tempo, non hanno fame, 
sete, non soffrono, non provano nulla, non hanno una reale fisicità; i personaggi animati 
mangiano solo perché questo é di conforto ai nostri occhi umani. Ci fa stare bene vederli 
mangiare.
Le animazioni sono una mistificazione.
Anche gli abiti da scena lo sono. Ma attraverso la storia che l'opera racconta, la parte più 
a-logica e spirituale del nostro sentire si esprime, si manifesta, diventa reale soprattutto grazie 
alla musica.
Atkins mette in discussione non solo ciò che fa parte della nostra vita contemporanea cosí 
legata all’aspetto superficiale della comunicazione, a farsi scudo di alter-ego virtuali attraverso 
i social network,  ma anche il modo in cui noi costruiamo la nostra vita e ci crediamo, la 
strutturiamo.
Tutti gli elementi che fanno parte della mostra sembrano non avere nulla in comune, come il 
titolo, Old food, ma in realtà é tutta una 'messa in scena', paradossale, che riguarda la nostra 
esistenza: da un lato l'aspirazione dell'uomo verso la spiritualità e dall'altro lato l'inevitabile 
'caduta', se cosí si può dire del corpo.
Per spiegare meglio cosa voglio dire, farò una cosa che non é proprio ortodossa. :)
Userò un film che ho visto qualche tempo fa come una 'lente' per interpretare la mostra di 
Atkins.
Il film si intitola Personal Shopper di Olivier Assayas con Kristen Stewart nel rulo di Maureen,
una ragazza americana che vive a Parigi. Maureen ha perso il fratello da poco e che per vivere 
fa un lavoro che odia, la personal shopper per una attrice famosa e capricciosa.
Il vero motivo per cui Maureen/ Kristen resiste a questo lavoro e a questa grama vita é perché 
vuole di mettersi in contatto con il fratello morto tramite i suoi poteri soprannaturali.
Un giorno viene contattata da una amica per disinfestare una vecchia casa abbandonata dai suoi 
fantasmi. Maureen / Stewart crede di entrare in contatto con il fratello nel vecchio maniero, ma 
il fantasma la aggredisce, lei si spaventa e scappa via. Da questo momento ne viene perseguitata.
I proprietari della casa le dicono che sono stati a Stoccolma e hanno visto una mostra di Hilma 
af Klint. Questa artista vissuta nella prima parte del ‘900, e interprete antesignana del 
movimento astratto, credeva di essere in contatto con una entitá spirituale che le comunicava 
cosa dipingere.
La ragazza perplessa si informa sull'artista su wikipedia.
Nell’ultima sequenza del film, la Stewart  finalmente riesce a mettersi in contatto con lo spirito 
che la perseguita e gli chiede chi esso realmente sia. Il fantasma le risponde che in realtà lui é 
lei 'in persona'.
Il film e il lavoro di Atkins hanno alcuni elementi in comune, ma soprattutto uno: il desiderio 
di ritrovare qualcosa di spirituale 'fuori' altrove, come se lo spirito risiedesse in un luogo 
speciale fuori di noi.
Ma tornando ad Atkins e alla sua mostra. Il CGI é un tipo di animazione che si realizza a 
partire dalla realtà. Per questo motivo le animazioni sembrano cosi reali, dando l'idea di un 
elemento fantastico perfettamente inserito nel contesto reale. Un esempio sono i draghi nella 
serie TV The Game of Thrones.
Ma noi sappiamo bene che é solo un animazione dato che l'animazione é mediata dal  supporto 
del video. Ma chi c’é dietro le maschere del bambino, dell'infante e dell'uomo che piangono 
muco? In realtà c'é l'artista stesso, il suo corpo, il suo essere reale.  Trasformando il suo corpo 
reale in un personaggio animato, senza corporeità, senza bassezze, che non beve, non mangia, 
ecc. Atkins insiste sul paradosso del  bisogno di elevarsi e di ritrarsi dalla realtà a favore di un 
personaggio fantastico, racchiuso in una immagine che piange lacrime dense come muco, che é 
reale ma non lo é, come le nostre persone su facebook o instagram.
Gli abiti dei personaggi dell'opera sono al contrario un elemento che ricorda tutta la caducità, 
la 'mondanitá' dell’esistenza umana.
Il tassello mancante per completare  la mostra, la chiave di volta,  é proprio il visitatore. La 
presenza ‘altra’,  che é un corpo reale con una vita, fatta di cose reali, di sentimenti reali, di 
desideri reali, bisogni e pensieri e anche di spiritualità.

Ed Atkins  
Old food
29 September 2017 to 7 January 2018

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