"Street's like a jungle
so call the police
following the herd
down to Greece..."
Blur, Girls and boys
Un gruppo di manichini coperti da una sorta di plastica impermeabile e due manichini da
bambino con T-shirt sono le prime figure ad emergere distintamente tra l'orda di oggetti che
riempiono la navata della ex chiesa in stile Brutalista ora sede della König galerie.
I manichini o Schauspieler sono, si potrebbe dire, la cifra stilistica di Isa Genzken.
Le marionette stanno in piedi, come se conversassero tra di loro, davanti ad alcuni pannelli fatti
da lamiere su cui ci sono ritagli di giornali, fotografie dell'artista, della sua vita, di opere, altre
mostre etcc, Tutti affollati l`uno sull`altro, come su una di quelle lavagne dei film dove un
detective é a caccia del serial killer. Altri pannelli sono solo barrati da strisce di nastro adesivo
colorato. Le strisce colorate vanno e vengono da un lato all'altro, sono l'ostacolo, il nastro di
contenimento, che oscura la superficie scintillante del metallo. Il nastro colorato é il
contenimento ma anche la sua fine. Ciò che trapela non é uno sprazzo di vita ma un flusso
incontenibile di energia.
I pannelli percorrono tutto lo spazio della stanza come un recinto all'interno di cui sono
contenute tutte le altre opere: sculture fatte di blocchi di cemento accumulati l'uno sull'altro
oppure tagliati come delle piramidi scalari con delle strane antenne di acciaio, finti busti di
Nefertiti con occhiali da sole, molti manichini, che sembrano fare a gara con i visitatori a chi
guadagna spazio nella monumentale navata della ex-chiesa, costruita da Werner Düttmann e
restaurata da Arno Brandlhuber e adibita a Galleria. Due manichini sono distesi e accantonati
l'uno sull'altro, come per fare l'amore.
restaurata da Arno Brandlhuber e adibita a Galleria. Due manichini sono distesi e accantonati
l'uno sull'altro, come per fare l'amore.
Infondo alla navata, in un angolo, sul primo pannello a destra c'é una foto che ritrae l‘artista Isa
Genzken. "This foto was made at my first trip in New York 1971" é scritto sulla foto.
É da li che parte tutto, che nasce il flusso di energia. Attraversa tutte le cose e le concatena
l'una all'altra, questo flusso di desiderio generato da una giovane Issie che travolge e che a sua
volta é travolta dalla realtà che la circonda. Il flusso di questo desiderio, l'energia di cui parla,
non deriva da un ritrarsi interiore della sua coscienza, ma é la deriva del mondo che la circonda.
Ogni lavoro é una stazione, un anello, di congiunzione, che sta per se stesso , autonomo, ma
anche insieme gli altri.
Un flusso di desiderio non é sempre un idillio. I manichini travestiti , gli attori sono la finzione
smascherata, ma anche una trasformazione. Tutte le identità sono simulate.
I manichini sono inseriti all'interno di una foresta di immagini e altre sculture come i blocchi
verticali di cemento, un materiale amorfo con un ossatura di metallo sottile alla base della
maggior parte delle costruzioni attuali. Il cemento anche lui é indice di trasformazione,
in un certo senso può diventare qualunque cosa e non essere nulla. Poi ci sono le nefertiti con
gli occhiali da sole che sono uno scherzo od una declassazione.
L'artista viene spesso definita come erede del costruttivismo ma sembra superare tutte le
definizioni.
Tutti i lavori in mostra, nati in fasi diverse della vita della artista, visti cosí sono un'orda senza
controllo, desiderio puro,liberato; queste opere situate in una ex-chiesa, simbolo del repressione
esercitata sulla società sono un elemento esplosivo.
Mi ha colpito moltissimo proprio questo aspetto della mostra.
La galleria d’arte è un luogo dove la realtà si ri-piega su se stessa per dare un‘esperienza astratta
e intensificata della realtá stessa.
In questo caso, in questa ex-chiesa, l'idea di elevazione, repressione e sublimazione, che
appartengono al luogo sacro da un lato e dall'altro l’intensitá dell’esperienza dell’opera darte,
slittano su un piano diverso. Il vuoto della forma si trasforma in un peso 'concreto' , facendo
rimbalzare le ambizioni, i desideri e i sogni, su una dimensione reale che fa ritornare al
flusso reale del desiderio.
La chiesa - galleria non è il luogo della perfezione o delle aspirazioni inappagate ad un al di là
che non arriva mai. Ma è il ‘qui e ora’ del desiderio sotto forma di arte, il flusso interminabile
che produce sempre nuovi assiomi, che assorbe tutto, che ingloba tutto e tutti e di cui l’orda di
Isa Genzken è il limite interminabile esterno.
Isa Genzken ISSIE ENERGIE
11.11.17 - 7.1.2018
König Galerie, Berlin
www.koeniggalerie.com
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